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Covid 19 – Come ci ha cambiati un anno di pandemia

Si è conclusa nella prima settimana di febbraio la raccolta delle risposte al sondaggio proposto da LA FUCINA ad un campione di 1.100 italiani, di età compresa tra i 14 e gli 85 anni, abitanti dal Nord al Sud della penisola. Il sondaggio si è svolto tra gennaio e febbraio 2021 a un anno dall’inizio della pandemia e del primo lockdown, nel pieno della seconda ondata, tra instabilità politica e ritardi della campagna vaccinale e ha voluto proporre una riflessione completa sull’impatto del Covid su tutti gli aspetti della vita di ciascuno di noi: famiglia, lavoro, scuola, salute, futuro. Ne emerge il primo grande ritratto di come la pandemia abbia e stia cambiando gli italiani.
Gli intervistati non nascondono di sentirsi più soli, ansiosi, depressi, ma ripongono fiducia nel sistema sanitario e nei vaccini come unica vera soluzione per dire ‘siamo salvi’; chiedono poi alla politica un impegno serio, una visione del futuro, non solo risposte da campagna elettorale a suon di ristori e una tantum. A fronte del maggior vuoto emotivo che in tanti accusano, altrettanti indicano che oggi, più lucidamente che in passato, hanno capito il valore di cultura, sport e sociale.

Giovani e donne le categoria da cui sale più urgente un malessere profondo.

 

Ma facciamo parlare i numeri

Alla domanda “Come ti ha cambiato il Covid” in 406 su 1100 (37% del campione) rispondono: “Mi sento più solo ansioso e depresso”. Risposta che riguarda oltre il 60% della fascia più giovane, sotto i 20 anni, e che ricorre per un 12% in più tra le donne che tra gli uomini.

Il vuoto emotivo si riempie con la socializzazione, l’impegno, la cultura, l’attività fisica.

Difatti in 440 (40% del campione) rispondono di aver capito l’importanza di sport e cultura. Meno del 10 % dice di sentirsi cambiati in meglio, circa un 5% non si sente cambiato affatto, risposta che ricorre per per l’8% in più tra gli uomini che tra le donne.

Al quesito “Di chi ti fidi quando si parla di Covid”, l’84% non ha dubbi: di sanitari e medici.

E alla domanda “Da chi hai ricevuto informazioni più chiare”, “Da Tg e approfondimenti giornalistici” è la risposta più ricorrente (49% del campione), seguita “dal personale sanitario” che si conferma una presenza rassicurante per gli italiani.

Italiani che sembrano avere le idee chiare anche sulle origini della pandemia, e in larga maggioranza, pur sottolineando il ritardo degli interventi e della comprensione del problema, non fanno troppa dietrologia: alla domanda “Di chi è la colpa della diffusione del Covid” ben il 47% risponde che le epidemie hanno sempre fatto parte della storia, il 22% considera responsabile l’impatto dell’uomo sulle altre specie. Il 15,8% punta il dito contro la Cina e il 12,8% sospetta che tutto sia partito da esperimenti scientifici.

 

Ma che opinione hanno gli italiani di come è stata gestita la pandemia?

Se fosse una pagella, a chi ha preso le decisioni, varato misure, diviso l’Italia a colori, deciso chiusure e riaperture e via discorrendo, il voto prevalente sarebbe un 6.

‘Sufficiente’ infatti, dal 46, 41% degli interpellati, viene giudicata la gestione della pandemia; buona nel 33 %, e pessima nel 18%.

Alla domanda “Quanto ti senti rappresentato dal governo?”, ai primi di febbraio, prima del passaggio di consegne a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, il 48% del campione lamentava “Troppa confusione”. Ma il 25% rispondeva: “In maniera accettabile”, e il 23 % “Per nulla”.

L’instabilità agli italiani non piace, insomma.

E quando si chiede di guardare avanti, di esporre cosa dovrebbe davvero fare la politica oggi, la risposta è da prendere molto sul serio: il 50,3% del campione risponde: “Avere una visione politica del futuro”; il 18,9% “Stanziare più fondi per la sanità”.

Insomma, gli intervistati manifestano idee chiare sul Recovery Plan a cui chiedono a gran voce una nuova Italia, investimenti strutturali, sanità pubblica, progetti per una vera ripartenza domani più che ristori o denaro contante oggi.

 

Ma intanto come convivono gli italiani con il Covid, da un anno e più, tra figli a casa da scuola e abitudini di vita mutate?

Alla domanda “A seguito del Covid ti senti” le risposte più gettonate dal campione in età più adulta sono  ‘faccio meno spese’ (il 20% del totale degli intervistati), e ‘tendo a saltare le visite mediche di controllo’ (il 14%) mentre un 20,9% risponde “Ogni scusa è buona per uscire”, opzione di risposta che ricorre nella parte più giovane del campione.

Usando lo stesso modello di analisi delle risposte incrociando le caratteristiche degli intervistati luci e ombre emergono dal capitolo scuola:

Alla domanda “Riguardo alle scuole, pensi che debbano rimanere aperte…”

La risposta prevalente è “Solo se sussistono rigorose condizioni di sicurezza” (61,7%), mentre il 17,6% le vuole aperte “A ogni costo”.

Ma attenzione. Le persone più adulte nel campione, insieme a coloro con un livello di istruzione fino al diploma superiore, e quelle residenti al Nord sono significativamente più propensi a rispondere “A qualsiasi costo”:rappresentano quelle fasce sociali che lavorando non possono seguire i figli a casa in dad ma anche che per i proprio figli puntano su una buona formazione scolastico. “Solo se sussistono rigorose condizioni di sicurezza” è risultata la risposta associata più frequentemente tra le persone di età più adulta, dai 46 anni in più, e tra quelle con un numero basso di figli a casa, in media 1. Sono i genitori dunque più che i ragazzi del nostro campione a richiedere le scuole aperte.

Altri spunti di analisi interessanti arrivano dalla domanda sullo smart working, per il 35% degli intervistati fonte di stress, mentre per il 32% opportunità per gestire meglio il tempo.

Per non dire delle preoccupazioni riguardo al futuro lavorativo ed economico di ciascuno: per il 48,86% è “un disastro senza precedenti” da cui sarà difficile tornare alla vita di prima

 

Ma quando potremmo dirci “siamo salvi”?

Alla domanda: “Quale ritieni sia l’indicatore più importante per dire che siamo salvi?”, oltre il 42 % del campione risponde: “Quanto tutta la popolazione mondiale sarà vaccinata”, a cui segue, nel 33 % dei casi la risposte “Quando non avremo quasi nessun decesso per Covid”.

Nei vaccini, come nella scienza, gli italiani credono, li ritengono sicuri (53%) o al limite un rischio che vale la pena correre (35%) . E pazienza se per le case farmaceutiche vaccinare l’intera popolazione mondiale è anche, ne sono consapevoli gli intervistati, (87%) un grosso affare.

 

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Nota di Campionamento

Il punto di partenza per la somministrazione del sondaggio sono stati i contatti (diversi sia per regione di residenza, che per reti professionali e sociali) dei componenti de La Fucina. Successivamente, ciascuno di noi ha creato delle liste di contatti su canali social pubblici ma anche reti esterne, per divulgare ulteriormente il sondaggio. È stato seguito un metodo di campionamento noto in gergo statistico come ‘snow balling’, palla di neve: si usa il primo giro di contatti per diramare su canali sempre più lontani da quelli direttamente noti al primo individuo. Il livello di istruzione più rappresentata nel campione è laurea e diploma superiore

È intenzione de La Fucina fare un secondo round di indagine a sei mesi dal primo per rilevare come il cambio di governo, la terza ondata di lockdown e l’inizio della campagna vaccinale abbiamo ulteriormente influenzato l’opinione degli Italiani. Per chi fosse interessato a partecipare al sondaggio si prega di inviare email a: teamlafucina@gmail.com