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Alberto Angela: altro che reality, in tv meglio la cultura

In una sera di vacanza, con l’Italia distratta tra cenoni e regali, Alberto Angela ha tenuto incollati davanti alla tv in prima serata sei milioni di telespettatori avvinti dal sui Una Notte a San Pietro

Convinto da anni che la cultura sia un vero patrimonio da cui far ripartire persino il Pil del nostro Paese il divulgatore non sta fermo un attimo e tra un successo e l’altro in tv, sforna anche sucessi in libreria.

L’ultimo racconta di un genio italiano girava per l Europa 500 anni fa. Era Leonardo Da Vinci. Come bagaglio a mano portava con sè preziosi scampoli della sua arte. Soprattutto il più prezioso di tutti, la Gioconda, un quadro che il genio si portó dietro fino alla fine della sua vita, a Clos Lucè, in Francia. Un’opera non solo su cui c è ancora molto da scoprire ma che essa stessa ha molto da rivelare: della sua epoca, del suo autore in primis. Per questo Alberto Angela nel suo ultimo libro, Gli occhi della Gioconda, Il genio di Leonardo raccontato da Monna Lisa (Rizzoli), interroga questo piccolo enorme quadro, lo fa testimone e rivelatore di quel tanto che ancora c’ è da capire del genio di Da Vinci. Quasi volesse dirgli: “Perché non parli?”. Ah già, ma quella è altra storia e altro genio. Intanto quello di Leonardo ha tanto da dire anche sullo stato di salute della cultura e persino del futuro dell Italia.

Eppure Angela, questo piccolo grande quadro, ha 500 anni? Come può raccontare particolari inediti?

Può se lo si analizza col rigore di un’indagine della scientifica. Ecco che allora ne emergeranno persino dettagli sulla moda del Rinascmento, sui rapporti e sulle conoscenze, persino sui viaggi del suo autore. Ne risulterà evidente il dato più particolare. Le vicesittudini del quadro, s’intersecano sino all’ultimo respiro con la vita di Leonardo, l’opera che oggi vediamo esposat al Louvre è stata accanto a lui davvero sino alla morte

Ma non svela il giallo sull’ identità della donna ritratta?

Esatto Giocondo, il marito di colei che storicamente era Monna Lisa che glielo aveva commissionato sembra non averlo mai ritirato. Ma insomma, al di là del giallo storico questa storia inconclusa fece sì che Leonardo poté riversare tutte le sue conoscenze artistiche sul quel misterioso ritratto. Tanto che quel che noi oggi vediamo esposto è davvero la summa delle tecniche del genio vinciano.

Altro che semplice ritratto

Una fotografia più che altro. Fateci caso, di solito i ritratti dell’epoca hanno un sorriso fermo, ieratico. Quelli di Leonardo sembrano davvero vivi, cogliere l’emotività del soggetto Perché era dotato invece di un incredibile memoria fotografica, immortalava il soggetto in un dato momentoi, in una sorta di pittura 3d che sembra uscire dal quadro anche grazie alla particolare rotazione del corpo. Non solo, con la tecnica dello sfumato intorno a occhi e bocca ha regalato quel senso di indefinito mistero allo sguardo per cui non sappiamo esattamente cosa pensasse Monna Lisa: è come se fosse collocato fuori dal tempo, così diventa un’icona universale. Ciascuno ci può leggere qualcosa di diverso. Sensuale, morbida ma anche accogliente, materna. Un po’ come appare l’Italia stessa a qualsiasi turista che venga anche solo una volta in una qualsiasi nostra città: si sente accolto, a casa.

Un vero simbolo della nostra cultura che non siamo riusciti a “riprenderci”. È ora che l Italia si faccia sentire?

Siamo chiari. La Francia non ci ha rubato la Gioconda. Ripeto era tra i quadri che l’ anziano Leonardo aveva …nella sua ultima dimora mentre sentiva che le forze gli stavano venendo meno, nella sua ultima casa francese. Per tutelarle le donó al suo amante il Salai. C era anche il San Giovanni Battista che ritraeva proprio il Salai tra queste opere. Non oso immaginar, allora quanto possa venir quotata la Gioconda. Comunque fu poi lo stesso Salai a vendere questi quadri ai francesi dopo la morte del suo Maestro. La Gioconda gli fu pagata 12 mila ducati d’oro. Si pensi che mille ducati all’anno era considerato uno stipendio medio. Pensate poi che rimase per anni nella camera da letto di Napoleone Bonaparte… Potesse parlare la Gioconda, oltre che raccontarci di Leonardo, pensate che cosa ci direbbe

La Gioconda al Louvre, in Francia, dice anche che non siamo capaci di tutelare il nostro patrimonio artistico? Difenderlo da furti, come dai terremoti, dalla cattiva gestione?

C è un dato fondamentale da cui partire. Molte città italiane ,anche una provincia minore, potrebbero essere una capitale europea per la bellezza del loro patrimonio. Io viaggio molto e posso con certezza affermare che nessun luogo al mondo ha un tale concentrato di Bello, Arte, Cultura, anche Buono, penso alle nostre tradizioni culinarie che a volte lasciamo da parte per nuove mode… All estero riescono a valorizzare in modo eccezionale opere che noi considereremmo davvero minori . Qui non è questione tanto di politiche calate dall’alto, ma di consapevolezza da ridare ad ogni singola persona dell’unicità del posto in cui viviamo. In ogni nostra città chi ci ha preceduto ha lasciato un segno del bello che ha vissuto, un loggiato, un monumento, un po’ come i nostri nonni ci lasciano la loro saggezza, le loro ricette di vita. Ecco calarsi dentro a tutto questo, sentendolo nostro, è la prima forma di appartenenza e dunque di tutela di un patrimonio che è, ribadisco, unico. Questo è lo spirito con cui in Ulisse abbiamo realizzato per esempio la puntata su Napoli, come quella su Roma, o su Venezia. Tra l’altro la Rai ci ha chiesto di mandarle in replica: c è domanda di cultura in tv. Ecco Napoli non è solo criminialità, pregiudizi, ma arte, bellezze incredibili fin dal sottosuolo. Farlo vedere, ribadirlo, in prima serata tv, serve a far prendere consapevolezza e orgoglio di noi come italiani. Un po’ come le immagini della serie Tv su Montalbano ci fanno veder una Sicilia meravigliosa, unica, non fatta solo di criminalità.

Solo che il Bello fa meno notizia della cronaca nera

Certo, non si può prescindere dai problemi ma io voglio dirlo forte. Ma mica ce li abbiamo solo noi i problemi. Solo che noi ne parliamo a gran voce. Ma ce li hanno anche in Francia, Germania, Inghilterra ma gli altri forse sono più bravi a lavare in casa i panni sporchi…Guardate per esempio lo scandalo della Wolksvagen, migliaia di auto con emissioni di gas fuori norma.

Nemmeno sulla tutela dei beni artistici?

Io sono fiducioso. Le cose cambiano in fretta, la sensibilità dei giovani è spiccatisima. Io credo molto nei giovani. Pensate negli ultimi venti anni che spazio ha preso una parola come Ecologia. Poi guardate, aa Amtrice e Norcia, sulle chiese danneggiate dal sisma, è intervenuto il Nucleo di tutela patrimonio artistico dei Carabinieri che è stato preso come struttura perno su cui l’Onu ha costituito i Caschi Blu della cultura per preservare l’arte nel mondo. Poi sono fiducioso per come vedo rispondere i giovani. Sono sempre più curiosi, interessati alla cultura. E oggi hanno degli strumenti incredibili per soddisfare la propria fame di sapere. Certo, tutto deve essere molto veloce. La divulgazione deve allontanarsi dai toni paludati cattedratici, essere veloce per un mondo in cui nessuno ha tempo per nulla…Offrire curiosità, spunti. Faccio un esempio: quando abbiamo mandato in onda la puntata di Ulisse sul naufragio dell’Andrea Doria, in contemporanea ci sono state sul web 20mila ricerche sul nome Calamai, l’eroico capitano del transtlantico. Quella storia poi è un altro esempio di come l’Italia non abbia difeso fino in fondo le proprie ragioni, mentre gli svedesi del mercantile Stockolm che speronò l’ Andrea Doria, furono bravissimi a sminuire le proprie responsabilità.

I giovani italiani dunque in tv non sono solo pubblico da talent?

Non crediate che nelle tv del resto d’ Europa si veda tutta questa qualità. Anzi, Ulisse credo sia l’ unico esempio di divulgazione scientifica il sabato sera in prima serata in Europa. Sono di ritorno da un mese di riprese per registrare un’altro capitolo della serie Una notte a…; dopo il Museo Egizio e gli Uffizi, stiamo preparando Una notte a San Pietro. E pensate, Una Notte agli Uffizi è andato in onda anche su Artè il prestigioso canale franco tedesco, come probabilmente sarà anche per questa puntata su San Pietro. Anni fa il ministro della cultura francese Lang convocò mio padre, Piero Angela, per chiedergli una consulenza su come fare divulgazione culturale in tv, in prima serata

Quindi alla Rai la cultura rende?

Non dovrei essere io a dirlo ma i rapporti tra costi e benefici parlano chiaro. Oggi Ulisse e Passaggio a Nord Ovest sono al primo posto nel Qualitel, la classifica dei programmi che il pubblico percepisce di qualità. Così come in passato serie come Viaggio nel Cosmo o quella sui Dinosauri sono state vendute in 40 paesi del mondo. Un bel ritorno economico per la Rai. D’altronde sapete perché l’eccellenza dell’arte italiana si concentra nel Rinascimento? Perché la Firenze de I Medici, vera e propria città stato usò come “moneta” per affermare la propria unicità di fronte a giganti come la Francia e il Papato proprio l’arte. E lo fece con orgoglio e consapevolezza. Sentimenti rappresentati perfettamente dallo sguardo del David di Michelangelo, immortalato un momento prima dello scontro col gigante Golia, non dopo come in altre opere sullo stesso soggetto. In quello di Michelangelo, vediamo il ragazzino David non con la testa del gigante già in mano. Ma solo fiero fiducioso della sfida che deve affrontare. Un po’ come deve essere oggi l’Italia, fiera del proprio patrimonio, fiduciosa del futuro. Una cosa però dobbiamo evitare: lo sperpero del patrimonio vivente, importante tanto quanto quello artistico. Intendo che un Paese che non fa abbastanza per trattenere le sue menti migliori, che lascia andare all’estero i propri figli, fa scempio delle proprie risorse, tanto quanto un terremoto.

Nei suoi documentari è sempre in video da solo. C’è un collega con cui le piacerebbe lavorare?

Ho avuto la fortuna di lavorare con il migliore: mio padre. Tra l’altro in modo assolutamente casuale. Io facevo tutt’altro, arrivavo da 10 anni di scavi in Africa alla ricerca dell’origine dell’uomo, mi immergevo nell’emozione di riportare alla luce attrezzi che per un milione di anni nessuno aveva più fatto parlare. Fui chiamato dalla tv svizzera per fare raccontare quegli scavi. Il programma poi arrivò in Italia, venduto a TeleMontecarlo. E così, casualmente ho iniziato a fare tv. Ma sempre con la curiosità di scavare, come tanti anni fa.

E in tutti questi anni il consiglio più importante ricevuto da suo padre qual è?

Lavorare tanto, metterci il massimo della qualità, umilmente. I risultati poi arrivano sempre. Col tempo poi ho imparato che la divulgazione è una incredibile navigazione che ogni volta che ti fa approdare su una costa, ti svela un altro tratto di mare da esplorare, davvero ineusaribile. È un po’ come Giovanni Soldini trascorre mesi e mesi in mare, trascinato dalla passione per la navigazione, i miei libri o le puntate di Ulisse nascono una dietro l’altra dal piacere infinito di immergersi nel mare della conoscenza